domenica 20 gennaio 2008

Violenza, Morte e Vita


American Gangster

La presentazione dei due protagonisti arriva a muso duro e lascia subito intendere che la violenza ci farà compagnia nel corso di questa storia e che, come riporta la locandina, si tratta di realtà storica.
Siamo agli inizi degli anni 70 e Frank Lucas (Denzel Washington, freddamente spregiudicato) ha da poco perso il ruolo di autista per un boss del quartiere e comincia a pensare al suo futuro. La sua ascesa lo porterà ad essere uno dei maggiori venditori di droga in New York, con la complicità della polizia e della guerra nel Vietnam.
Questa scalata avviene in modo sotterraneo e totalmente indipendente e passa inosservata davanti agli occhi della Legge, impersonata da Richie Roberts (Russell Crowe, caparbiamente onesto), e che quasi per caso riesce a trovare un aggancio per fermare questo cerchio di potere che sembra allargarsi a macchia d’olio.

La partenza frammentaria e a sbalzi di questo film tiene legata una storia fatta di violenza e di potere, di perseveranza e di onestà, di corruzione e di indagini.
Ci viene mostrata la bella vita di chi questa vita se la compra a spese degli altri e di chi, invece, arranca per sopravvivere nel fiume di male che si annida intorno al proprio mestiere; l’onestà difficilmente paga.
Le mie impressioni sono positive, ma accompagnate da un senso di distacco non indifferente.
Non ho sentito scattare quel click che mi cattura nella dimensione del tempo in cui si svolge la storia. Lo dico perché per altri film sul genere così è stato (vedi Quei bravi ragazzi, C’era una volta in Ameirca) e ne ho colto l’intero fascino.
Qui la violenza si vede – anche se a piccole dosi - più che sentirla e ho preferito il ruolo sporco di Crowe a quello più calibrato di Washington. Voto: 6 ½




Il film narra la vicenda di due malati terminali che decidono di trascorrere l’ultimo periodo in vita facendo quello che hanno sempre desiderato ma mai messo in pratica.
Il primo, Carter, un Morgan Freeman tranquillo, è un meccanico con famiglia, credente e buono; il secondo, Edward, un Jack Nicholson sornione e iroso, è un uomo ricchissimo, divorziato e ateo. Nella stanza dell’ospedale - di proprietà di Edward – cominciano a conoscersi, e quasi per gioco decidono di stilare una lista dei desideri da realizzare prima di arrivare al capolinea. I soldi di Edward saranno la garanzia per poterne esaudire molti.
E che l’avventura abbia inizio.

I due partono per il viaggio alla ricerca dei loro sogni e si scambiano le proprie storie e le proprie filosofie.  Ma sebbene per Carter tutto ciò rappresenti un colmare le esperienze che la vita gli ha sottratto durante gli anni in cui si è occupato della propria famiglia, così non è per Edward, che ci vede solo un divertimento ulteriore a quello che già aveva quando era sposato. A tal proposito si scopre che quest’ultimo ha una figlia che non vede da parecchio tempo.

L’avvicendarsi delle situazioni evidenzierà un cambiamento interiore per uno dei due, rivelato prepotentemente alla fine dell’avventura e che segnerà profondamente la sua vita.

Mi sono commosso per la situazione drammatica dei due uomini e divertito per il loro tentativo di esorcizzarla, scegliendo di morire vivendo piuttosto che il contrario. Mi è piaciuta la coppia di attori messi in campo, due modi di fare che sono agli antipodi ma accomunati da un forte carisma. Mi hanno divertito le frecciate di Nicholson e la cultura stradaiola di Freeman.

Mi ha lasciato un po’ meno soddisfatto il dosaggio calibrato e (quasi) studiato dei momenti comici e di quelli tragici, e soprattutto il quasi scontato happy ending: durante la visione ci si rende conto che il film è costruito per fare breccia mirando direttamente alla facile emozione.

A conti fatti, però, preferisco film di questo stampo, dove si punta alla realizzazione della propria umanità nelle relazioni con se stessi e con gli altri, anche attraverso situazioni scontate, piuttosto che film dove l’unico intento è intrattenere e stupire con azione, effetti speciali e messaggi – neanche tanto nascosti – che mirano alla violenza gratuita e alla disumanizzazione. Voto: 7+


Into the Wild
Voto: Alto perché nessuno numero può avvciniarsi al coraggio del protagonista.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Caspita 3 film tutti in una volta?!
Devo dire che che ho visto 'Non è mai troppo tardi' e mi sono divertita, seppur drammatico. Si respira comunque l'aria giusta, nonostante la tematica scottante. I due attori sono una coppia atipica ma azzeccata.
American Gangster per il momento non mi interessa, ma Into the Wild sì. Il tuo commento non è di grandissimo aiuto anche se indicativo. Mi sa che dovrò andare al cinema da sola per trovare la giusta condizione mentale.
Ciao.

by Ax ha detto...

Annalisa,
Into the Wild ha una parte di approccio alla vita che io sento molto, mi riferisco alla Natura umana pura e incondizionata. Lo so, è utopico pensarla così, sommersi come siamo da sollecitazioni che tutto danno sottraendoci gran parte dei pensieri. È proprio questo l'atto di coraggio che apprezzo: la ricerca di una verità assoluta e indipendente anche quando quello che ti circonda ti spinge nella direzione opposta. Quando ero più giovane amavo Thoreau, lo devo rispolverare. :)

Anonimo ha detto...

Scomodi addirittura Thoreau? lo adoravo ai tempi della mia adolescenza e mi ha sempre colpito quel tipo di coraggio. Con queste altre informazioni cresce il desiderio di vedere il film; appena riesco passo al cinema e... carpe diem. :)

Ciao.

Anonimo ha detto...

Film strepitoso che mette in campo il sogno romantico all'ennesima potenza. Nessun condizionamento a inficiare le mie sensazioni e scelte per ritrovarmi uomo.
Bello e illuminante.
Ciao.

Anonimo ha detto...

Ho visto 'Non è mai troppo tardi' e l'ho trovato veramente emozionante. Non si sente il peso del dramma che, anzi, viene ribaltato in positivo alla ricerca della felicità. I due attori sono spassosi e ricchi di humor. Sono contenta di averlo visto.

Ciaoooo.

Anonimo ha detto...

Ho visto Into the Wild e l'accostamento a Thoreau non è casuale, tenendo presente che il protagonista molla tutto portandosi dietro solo alcuni libri, e che libri. È una storia drammaticamente esplosiva perché un così radicale cambiamento può stravolgere la stabilità di chiunque; a patto che non lo si voglia con fermezza.
L'attore protagonista, Hirsch, mi è sembrato bravo e, come si vede alla fine, pure somigliante al ragazzo che ha vissuto sulla sua pelle questa esperienza.
Sono contenta di averlo visto, anche se mi sento di sconsigliarlo a chi pensa di andare a vedere solo un film d'avventura.

by Ax ha detto...

@Sara
Mi fa piacere, nonostante punti alla lacrima facile - e ci riesca - è un bel modo di godersi qualche ora di film.

@Annalisa
Hirsch lo vidi per la prima volta ne 'Il Club degli Imperatori' e trovai il suo volto interessante, poi in 'La ragazza della porta accanto' e lì c'entrò la parte - adolescenziale - in pieno. Ma la sua miglior prova, a mio avviso, fu in 'Lords of Dogtown':capelli lunghi biondi, enigmatico, sfuggente, e con le palle. Poi cambia completamente stile e sembra un'altra persona: un bel film.