giovedì 6 settembre 2007

Con la merda in bocca


Fast Food Nation (2007)

La pellicola apre le porte allo spettatore mostrando l'interno del Tempio culinario americano, un Fast Food: lo slow motion tra giovani sorridenti e famiglie felici, che fanno tanto USA, sfuma presto verso la notte messicana vestita d'inquietudine dipinta sui volti del gruppo di persone che ci troviamo di fronte. Uomini e donne che lasciano il proprio paese per andare alla scoperta di nuove opportunità che non c'è dato di conoscere, ma che forse intuiamo essere ricerca di felicità(?). Eppure queste due realtà, lontane in apparenza, sono profondamente legate tra loro come luce e buio. Due estremità dello stesso mostro: la parte in alto che gestisce vite umane, che arricchisce impoverendo nell'anima, e la parte in basso, povera e disperata, che produce per necessità e destinata ad essere mangiata (situazione resa dal sacrificio di una delle protagoniste che deve trovare lavoro). Partendo da un caso di carne contaminata e della ricerca delle cause, quelle raccontate sono semplici storie di vita quotidiana affrontate senza false lacrime e con l'intento di svelare il sottile filo conduttore che le unisce. Nel mezzo, lavoratori sfruttati e in penose condizioni di sicurezza tra tute bianche e sangue di bestie macellate, a rischiare la vita per riuscire a produrre più in fretta. Girando attorno alla produzione di Hamburger per il florido mercato dei Fast Food, assistiamo alla messa in scena di stralci di vissuto, riguardanti lo stesso mondo: Il mio titolo, non a caso, è illuminante in questo senso. Da plauso la scena al ristorante che vede seduti di fronte il protagonista Don Henderson, interpretato dal sempre bravo Greg Kinnear, e Bruce Willis in un cameo che lo vede vestire i panni di un amico intento a dire la sua su quello che ha causato la contaminazione della carne; risulta talmente convincente da lasciarsi quasi trascinare ad abbracciare la sua verità che, per quanto parte di un meccanismo presente nella vita di tutti i giorni, rappresenta la vera radice da sradicare. In questi casi, guai dare ascolto al carisma altrui, ma ragionare sempre e solo con la propria testa, dando per assodato di possederne una, s'intende.

Il film - a mio avviso - polemico, si risparmia l'intento di dare insegnamenti in proposito lasciando allo spettatore il compito di osservare bene ogni meccanismo presente e farsi un quadro tutto proprio. Emblematico il fermo immagine finale che sintetizza, in un semplice frammento, e chiude il cerchio aperto all'inizio. Verso la fine è presente una scena cruda, nel mattatoio: non per tutti. Voto: 6 ½.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sicuramente il film va seguito con l'interesse rivolto ai 'risvolti' impliciti nel film e non tanto per trascorrere il tempo. Storie vere in una storia vera che, se non fanno almeno riflettere, si ha il dovere di seguire con partecipazione dimenticando i giudizi e pregiudizi.