giovedì 6 settembre 2007

Un primo piccolo salto

Come ogni giorno cerco di salvare il mondo. E come ogni giorno, non ci riesco. Chiaro, non tutti i super eroi ce la fanno e visto che qualcosa devo pur fare, scrivo! (meglio dire che faccio finta, ma illudiamoci)
Di qualcosa e di niente, senza senso o forse no, ma scrivo. E' un modo eccellente per ritrovare serenità, concentrazione e piacere e che consiglio vivamente alle persone che hanno energie da buttar via. Meno cazzeggio e più sostanza!
Mai avrei pensato di inserire le mie parole in un blog; tutto è nato splendidamente per caso quando ho cambiato sede di lavoro e l'ispirazione ha avuto una fase di sedimentazione nel corso di quest'ultimo anno vissuto pericolosamente schivando mezzi pubblici. Sono sempre stato un sostenitore di: "Da qualche parte una farfalla batte le ali e mette in moto un meccanismo irreversibile dalle conseguenze imprevedibili" e mai come questa volta frase fu più azzeccata.
Non mi è mai piaciuto stare sul tram o in metropolitana con le mani in mano (mi deprime) e così, oltre al lettore mp3 per l'irrinunciabile musica (guai senza), ho messo in saccoccia anche un libro. Erano anni - molti anni - che non leggevo un romanzo, con cuore. Mea culpa! Credo fosse uno di Valerio Manfredi - L'Impero dei draghi -, il primo che leggevo di quest'autore, e tra un'andata e un ritorno, una salita e una discesa, col sole o con la pioggia, le pagine cominciavano a prendere forma nel mio immaginario. Sapete come succede, no? Chiudi il libro, ti dedichi ad altro e intanto una vocina t'incita insistentemente a riprendere la lettura perché - e che diamine! - ti piace. Bene, era esattamente quello che provavo e più crescevano le pagine più mi sentivo euforico, di quella sana euforia che devi confidare a qualcuno, ma che - come dannatamente e puntualmente accade quando ti serve -, fatichi a trovare. Non c'era uno straccio di collega o amico che si stesse dedicando alla lettura in quel periodo, tranne mio fratello Max; che, però, se la spassa beatamente a qualche chilometro di distanza: tra i colori di Minorca (argh!), da 6 anni. Da quel momento, avendo anche trovato un compagno di letture, l'entusiasmo è sempre cresciuto catapultandomi in ore e ore di recensioni, Forum, librerie, ordini on-line (ah, che ottimo cliente sono diventato per loro), pacchi postali consegnati a casa con il rito dell'apertura selvaggia e lo stupore delle copertine, scambi d'opinioni e meravigliosi profumi di carta. Annusare un libro nuovo è una festa per la fantasia.
Non sono a lodare il libro, ma la strepitosa capacità di lasciarsi rapire e conquistare, senza freni inibitori e con la necessaria audacia di chi molla tutto per esplorare nuove luci, senza nessuna traccia di autocompiacimento, ma solo con una gran sete di orizzonti diversi. Dottor Books e Mr.Ax: in questa mia trasformazione, dove ritrovai - f i n a l m e n t e - il sense of wonder, non contò tanto il libro citato, comuque piacevole, quanto l'attimo esatto in cui l'immaginazione venne agganciata dal vortice delle parole scritte e trascinata beatamente (e beotamente) in una sorta di carreggiata autostradale percorsa da personaggi, trame, sentimenti, battaglie, amori, sensazioni, divertimento, fantasie, e tante, tantissime storie. E lì in mezzo senza stop, limitatori di velocità, caselli e autovelox, venni trapassato da ognuno di essi senza dover tentare di schivarli, anzi dandomi da fare per cercare di spostarmi velocemente col desiderio di essere preso in pieno. Un bagno di sangue! Un bagno, però, dove il sangue era alimentato dalla forza delle pagine e per il quale non avevo bisogno di soccorsi. L'incidente più incisivo della mia vita di lettore; un incidente che ha lasciato - con la speranza che continui a farlo - traumi e cicatrici su tutta l'immaginazione, ben visibili e con il preciso scopo di ricordarmi ciò che è in grado di scuotere le mie fondamenta così prepotentemente da farmi dubitare di esistere e di poter essere, a mia volta, un personaggio di qualche racconto. Magari scritto da un me stesso che non conosco ancora.
Se vi dovesse capitare di restare fermi in autostrada, fatemi un fischio. Arriverò con un autoarticolato carico di libri e felice di soccorrervi. Tranquilli, non mi azzardo ad investirvi. Per il momento.
Dalla lettura allo scrivere, anzi, al divertimento di scrivere, il passo è stato completamente... spontaneo; volevo usare la parola indolore, ma ci ho ripensato poiché così non è stato. Un dolore spiattellato in faccia con crudezza - dal sottoscritto - che si è rivelato con le fattezze di un'amara verità: non ho mai scritto prima, e si vede! Eccome se si vede! Zoppico con la grammatica, la punteggiatura, sostantivi, verbi e avverbi, sinonimi e contrati e tutto quanto serve a trasformare i pensieri dalla tavolozza alla tela per dipingere un bel quadro, o almeno passabile. Certo, riesco a farmi capire, ma ad un attento esame il castello viene giù con un soffio, foss'anche solo un sospiro. Un castello - questo - le cui pareti, segrete, cortili e giardini hanno, sì un disegno, una forma (contorta!), ma senza una certa grazia in grado di catturare l'occhio. Per ora! L'unica certezza è che lo faccio per le semplici motivazioni che ho scritto all'inizio, non certo per insegnare nulla a qualcuno o affabulare chicchessia; con l'umiltà a guidami e con la speranza di migliorare nel tempo come i buoni vini, e non diventare aceto. Si migliora anche in modo creativamente passivo, se mi si passa il concetto, e cioè leggendo: ah, quanto ho imparato da quando ne ho preso coscienza! (a mio avviso, la coscienza è una delle chiavi. Forse, l'unica vera miccia che può farti saltare le chiappe) Ha risvegliato l'interesse per un arte che va fatta propria, che deve diventare amica, una compagna per tutte le stagioni: la lettura! E alla scintilla che si fa strada lentamente in ogni sentiero della fantasia, pronta a riaccendere l'interesse per il tutto; non mi riferisco all'ultimo best seller (non me ne voglia) in testa alle classifiche da leggere assolutamente (caro, ma come... non l'hai ancora letto?) altrimenti sei out. Non so voi, ma personalmente non lascio gestire le mie scelte a chi deve vendere, ma alla mia sensibilità e capacità di poter decidere sempre e comunque.
E alla fine atterro qui, dentro un blog che fatico ancora a capire a cosa serva e come si usi e con quale criteri, ma che sto cominciando ad apprezzare profondamente come fosse pollo arrosto con contorno di patate al forno, una prelibatezza per il mio palato: questo è diventato il mio primissimo esperimento, tra paure (soprattutto incoscienza) e grandi speranze, e voi ne siete  testimoni e cavie. E dai, da qualcosa debbo pure partire, no? Non rinfacciatemelo!
Ah, dimenticavo: dopo il primo libro, ne sono seguiti altri, e molti ancora sono in attesa di essere respirati.

Get on top, really let me groove baby with uh just a little bit of Spanish Castle Magic.(J.Hendrix)
Un altro modo di affrontare la paura. Un abbraccio al 'Tapito'.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hai ragione su tutto: io mi ci perdo nei libri. Mi lascio così andare che ogni volta che ne finisco uno per me significa aver perso un amico; anche se so che è sempre vicino a me. Leggere significa arricchire la propria mente e lasciarla libera di esplorare gli aspetti della vita anche attraverso gli occhi degli altri. Non resisterei senza.
Ciao.